lunedì 5 marzo 2018

Lettera da chi se ne e' andato dalla Maremma.



La cucina e' anche questo...un viaggio frenetico senza il tempo per fermarsi e scrivere qualcosa di più ragionato sulle esperienze che attraversi. In fondo sono un toscano che ama  il profumo della terra e che grazie alla scusa della cucina ha la possibilità' di conoscere e parlare con moltissime persone. Prendo lo spunto per riportarvi una "lettera privata" tra un cuoco/a e un/a direttore/rice di albergo che dopo tanti anni a recitare la poesia della Maremma ormai vive tra i mari del sud a fare quello che faceva qui con meno stress sicuramente e più voglia di sperimentare.
Questa cosa mi ha fatto domandare chi e' dei due che sta facendo la cosa giusta...o per lo meno..chi vorrei essere in questa storia? 

Ciao S.

Quello che ho scelto uscendo dall’Italia e' stato quello di vivere una vita con maggiore qualita’ e maggiore speranza. Come avrai intuito non sono una persona semplice. Nonostante ho un grande amore come te per la Maremma devo ammettere che al tempo stesso e' un pantano da cui se ne esce a pezzi se non hai una grande corazza. La mia fortuna o sfortuna forse e’ quella di avere vissuto molti anni fuori da qui, quindi da emigrata/o sono allenato/a all’adattamento in ambienti diversi e all’esercizio mentale che vi e’ sempre “la soluzione" quando gli ostacoli avanzano, la devi semplicemente generare, senza cercare  scuse. Diciamo che qui non basta rincorrere le tue passioni devi fare qualcosa di più , e allora per non morire dentro va rimesso tutto in discussione e scavare dove non hai scavato. A questa professione ci sono arrivato/a tardi, a proposito di mettere tutto in discussione, specialmente quando ti sei data/o da fare per tutti pensando alle felicita’ di ognuno, godere di questo senza chiedere nulla in cambio, perche’ proprio l’atto di sostenere le persone ha rappresentato la mia moneta. Una piu’ che probabile carriera in aziende prestigiose di Marketing accantonata nel momento in cui ho scelto di vivere qui e non in qualche citta’ a scimmiottare una vita figa.
Parte ironica: in Maremma la parola Marketing era utilizzata per indicare uno bravo a vendere nei negozi evoluti…… le Pubbliche Relazioni le facevano in discoteca, e gli Eventi erano i Matrimoni….troppo divertente!
Mi sono detto/a ok, proviamo a sopravvivere con gli Uffici Stampa; idea malsana quando ti sei reso/a conto che ti chiedevano dove avevi la tipografia.  Insomma questa la situazione professionale probabile che mi si profilava, gli amici come sempre  quando hai bisogno di una parola e di un consiglio si dissolvono agevolando la selezione naturale, quindi che fare restare in Maremma o partire? Guardo i miei nati qui sul mare prima della guerra e non mollano la presa. Come tutte le persone nate e vissute al mare hanno quello sguardo trasognante sempre pronti ad aspettare una brezza di mare che ti soffia sul viso e ad socchiudere gli occhi allargando un sorriso. Ok resto. Mentre scavo un mio coetaneo ristoratore lontano anni luce dai miei ambienti di vita mi invita a prendere un caffe’ per fare due chiacchiere. Mi conosceva e mi studiava da tempo aveva preso informazioni accurate, gli interessavano due cose di me: l’onesta’ e la capacita’ di gestire le persone. In breve mi dice che vuole far ripartire un ristorante sul mare, ma che avendo un altro ristorante che lo impegna la sera ha necessita’ di una persona che possa aiutarlo ad organizzarlo. Ci ragiono……accetto subito! Era stato pragmatico, sincero , ed era arrivato all ‘osso delle cose in un attimo. Una cosa che non mi ha mai preoccupato era lavorare. Non mi stanco mai, il mio cuore brachicardico mi permette di non avvertire fatica e quando gli altri iniziano a boccheggiare anch’io faccio finta di essere stanca/o per condividere la fatica con lo staff.
Bella esperienza durata anni dove si sono intrecciate funzioni, relazioni, sostituzioni improvvise, amori nati e morti e rinati e rimorti. Mai tempo per te e per quelle passioni che non sono il lavoro...............alla fine sono riuscito/a ad uscire  dall’ idea di vivere e morire in un ristorante o in un hotel a fare il manager. Anche il settore ci ha messo del suo per farmi allontanare da questo ruolo sbilanciato sull’effimero e basta, sull’ossessione di essere menzionata/a, ricordato/a a tutti i costi, di fare branco solo per sentirsi meno soli ed emergere in tristissime convention dove tutti sfoderano un sorriso giallo indimenticabile. Scopo e’ sorprendere, avere l’idea piu’ figa incuranti se e’ rubata a qualcuno, dare mostra di efficienza, organizzazione e qualita’, dove nella socialita’ si consumano molto spesso drammi umani, tra mobbing pressanti il cui unico esito e’ quello di mostrare ai giovani un ambiente che dovrebbe sprizzare gioia e adrenalina come il posto massimo di sofferenza. Un posto dove creare entusiasmo e condividere la conoscenza, appassionarsi al territorio dove lavori e alle sue storie e’ ormai un’utopia, fa parte del fantabosco di pochi . .........Alla fine e' successo e alla prima opportunità' ho rischiato e sono qui ormai da un po' di tempo e non mi sembra vero, mi stavo distruggendo e un po ammalando per cosa non si sa. Ma tu come stai?? Vedo che lavori e fai tante cose belle. Mi piacerebbe coinvolgerti, qui dove sono e' tutto molto basico, ma vero. Sentiamoci per telefono, qui tu rinasci. Un abbraccio. G."

Dopo aver letto questa lettera di G. ho letto la risposta di S., piena di si forse pero' vorrei....non e' automatico che una persona scelga di andarsene dalla Maremma, ma credetemi che G. mi ha colpito al cuore. 
Quanto tempo e' che non penso a me stesso? Perché' passo più tempo a rincorrere cose inutili e che il tempo di creazione e/o godimento e' pari a 0,1? 
Quello che sono e quello che conosco del gusto e delle mie memorie sensoriali e di tecnica gastronomica e' tutto dentro di me, non occupa spazio fisico, e il mio patrimonio intangibile che non posso quotare in borsa o vendere al kilo........ma lo posso trasportare dentro il mio cuore dove voglio.
Ci sono troppe cose che non mi piacciono in questo momento della Cucina; l'enfatizzazione a tutti i costi degli attimi cristallizzati dell'atto di produzione di un fantomatico gusto mi sta annoiando. Interrompiamo questa routine al più presto altrimenti quello che restera' della gastronomia e del rapporto tra cibo e  comunita’ sarà' pari al nulla. 
Purtroppo dentro me vince il ragazzo degli anni settanta, vincono Hemingway, Keruac, London, etc…. sono consapevole che viviamo un epoca completamente diversa, ma non riesco a scrollarmi di dosso il sapore della terra e della sfida. 

Ancora non ho deciso se saro' G. o S. una bella lotta.

A presto!


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